Il declino di Pisa iniziò
nella seconda metà del Duecento, con la fine della dinastia
sveva: la città, di solida tradizione ghibellina e da sempre
schierata con l’Impero, con la morte di Federico II perse
il suo miglior alleato.
Rimase così preda dell’ostilità
del Papato e delle rivali storiche, in primis Lucca, Firenze
e Genova.
Sarà quest’ultima a infliggerle
il colpo decisivo, annientando la sua flotta nella battaglia
della Meloria (1284).
Pisa perse così la sua
supremazia commerciale e i suoi domini; vide anche inasprirsi
le lotte tra fazioni interne, all’insegna di colpi di mano
e rappresaglie feroci: una delle figure emblematiche di
questo periodo fu il conte Ugolino della Gherardesca, protagonista
di uno dei più tragici canti dell’Inferno dantesco.
L’instabilità politica
consegnò la città dapprima alla signoria dei Visconti e
poi dal 1406, dopo un lungo assedio, a Firenze.
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