Mangiando
come mare comanda
di Davide Paolini
Il pesce regna sovrano nella cucina pisana.
Che però non manca di piatti “terrestri” della migliore
tradizione contadina.
Territorio variegato e ricco di contrasti quello della
provincia pisana. Anche nella cucina si percepisce questo
dualismo, tanto che in essa convivono due anime: una “terrestre”,
di matrice semplice e contadina, l’altra “ittica”, che
privilegia prodotti che profumano di mare.
Pisa non è solo la città attraversata dall’Arno, della
Torre pendente e della celebre università: nel suo Dna
è ancora presente l’eredità di repubblica marinara.
L’anima gastronomica di questa città è quindi fortemente
“marinara”, anche se esistono su tutto il territorio pisano
una serie di giacimenti di terra molto pregiati, tra cui
si ricordano il pane di Montegemoli (di forma tondeggiante,
dal colore giallo ocra e dal profumo fragrante, è un pane
cotto nel forno a legna che si usa per preparare bruschette,
zuppe e si abbina con i salumi toscani), i fagioli all’occhio,
le ciliegie di Lari e l’olio extravergine di oliva, espressi
egregiamente in piatti di grande interesse culinario.
Last but not least dalle colline sparse per la provincia
cominciano ad arrivare eccellenti vini.
È comunque il pesce a regnare sovrano nella cucina pisana:
uno dei piatti della tradizione erano le “cee alla pisana”,
termine dialettale con il quale si indicavano gli avannotti
delle anguille pescate nell’Arno.
La ricetta prevedeva che questi microscopici e saporiti pesciolini venissero
fatti saltare in padella con aglio, olio, salvia e parmigiano.
Oggi le “cee” non sono più disponibili (è vietata la pesca)
e vengono sostituite dai bianchetti. Sorprendente e inaspettato
è invece l’uso del baccalà e dello stoccafisso, che secondo
la tradizione locale si cucina con i porri o con i ceci,
oppure in agrodolce o accompagnato da cipolla o pomodoro.
I ceci sono piuttosto apprezzati nel pisano, tanto che esiste una specialità
chiamata “cecina” (che si contende il primato sia con
Genova sia con Livorno), ossia una sorta di schiacciata
parente prossima della farinata genovese, a base di farina
di ceci cotta nelle teglie di rame nel forno a legna.
Essendo quest’angolo di Toscana lambito da un clima mite,
abbondano gli ortaggi, impiegati soprattutto per la preparazione
di gustosi tortini.
Molto diffusi invece sono i legumi, che anticipano i sapori
della cucina dell’entroterra, come la minestra di fagioli
di San Michele, il bordatino (una minestra a base di fagioli
rossi, cavolo nero e farina di mais) e i fagioli al fiasco.
Notevoli sono i primi piatti a base di paste fresche,
condite con sughi robusti a base di selvaggina e animali
da cortile come cinghiale, lepre e anatra.
La tradizione contadina emerge da alcune ricette come
il “maggese”, a base di spalla di maiale pisana tagliata
a dadini accompagnata da formaggio pecorino, oppure come
la spuma di gota di maiale di San Miniato, ottima spalmata
su crostini caldi, oppure dalla “testicciola alla pisana”,
testina di vitello o agnello cotta in acqua insieme a
spezie, odori, disossata e condita con capperi, acciughe,
sottaceti, sale, pepe e olio. Interessante esempio di
cucina contadina “povera” è la “minestra sullo sciò”,
tipica di Volterra, preparata con un soffritto di aglio,
olio extravergine delle Colline Pisane, rosmarino, pomodoro
e acqua. In questo brodo si cuociono quadrucci o tagliatelle
fatte in casa.
La “minestra sullo sciò” si serve bollente, abbondantemente
cosparsa di formaggio grattugiato.
Spostandoci verso i rilievi del Monte Pisano, presso le
Colline Metallifere la natura offre giacimenti preziosi
che profumano di bosco quali i funghi (ottimi i pioppini
e la gustosa crema preparata con questi funghi) e soprattutto
il tartufo nei pressi di San Miniato, cittadina che ogni
anno festeggia il prezioso tubero dedicandogli una sagra
(ultimi tre fine settimana di novembre).
Passando invece in rassegna le dolcezze delle terre pisane,
celebre è la “torta coi bischeri”, un dolce a base di
pasta frolla, sulla quale viene steso un ricco ripieno
a base di riso cotto nel latte, profumato da scorza di
limone, vaniglia, canditi, cioccolato, uva passa, maraschino,
pinoli e una grattata di noce moscata. Non dimentichiamo
infine che il territorio pisano, nella sua eterogeneità
comprende anche una fiorente zona di produzione vitivinicola:
al vertice della tipicità abbiamo il Chianti Colline Pisane
Docg, il Bianco Pisano di San Torpé, Colli dell’Etruria
Centrale, mentre a ridosso con la provincia di Livorno
abbiamo la produzione del Montescudaio.
Davide Paolini, “gastronauta”
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