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Il gioco
delle pendenze
di Lucia Capitani
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Era destinata a crollare nel
tempo. Forse ora si è trovata la soluzione al mistero.
La
Torre, una delle Sette Meraviglie, è famosa per la sua pendenza
che, superiore ai 5 gradi, fa sporgere la sommità di circa
4 metri rispetto alla base. L’edificio, sprofondato nel corso
dei secoli fino a 3 metri, cominciò ad inclinarsi verso sud
già alla fine del XII secolo, quando la costruzione era giunta
solo al quarto ordine. L’intera area infatti era soggetta
ad un progressivo abbassamento del suolo e il terreno era
come un serbatoio d’acqua data l’immediata vicinanza al mare
che da allora si è allontanato di oltre 6 miglia dalla città.
I
lavori interrotti e poi ripresi
circa un secolo dopo arrivarono al settimo anello, ma di nuovo
il Campanile cedette e impedì di proseguire. Solo a distanza
di quasi duecento anni dalla prima pietra, corretta la parte
più alta della struttura con un artificio visibile ancora
ad occhio nudo, fu completata la cella campanaria.
Nel
1990 mentre la Torre continua a sprofondare ruotando di circa
1,2 mm l’anno, un Comitato internazionale di esperti ad alto
livello è chiamato ad occuparsi del Campanile più famoso del
mondo. La
Torre sembra destinata a crollare sia a causa della natura
del suolo composto da sedimenti marini e fluviali, sia per
le sollecitazioni provocate alla struttura dall’inclinazione
stessa. La complessità dei problemi richiede ben dieci anni
di studi. L’analisi scientifica evidenzia il rischio di rottura
in corrispondenza della prima cornice, più stressata dalla
pendenza, e viene realizzata una “cerchiatura”: cavi in acciaio
di 15 mm di diametro, isolati da una guaina protettiva, sono
stretti attorno al punto critico per contrastare l’allargamento
delle fessure, assicurando compattezza alla muratura.
Contro
l’inclinazione, nel 1993, sulla parete nord viene installata
una trave anulare a sostegno di una serie di “pesi”, sessanta
lingotti di piombo di 10 tonnellate ciascuno, posti a controbilanciare
la pendenza: la Torre è salva ma viene sorvegliata da un sofisticato
sistema di monitoraggio capace di ricevere ogni 5 minuti fino
a 220 segnali diversi.
Con
la strategia dei lingotti, per la prima volta nella storia,
la Torre si arresta e riduce di un centimetro la sua inclinazione.
È ora necessario un intervento che sfrutti lo stesso principio
del bilanciamento ma elimini l’impatto visivo dei piombi.
Un sistema di ancoraggi posizionati fino a 45 metri di profondità
viene fissato ad un anello in calcestruzzo, stavolta collocato
sotto terra. La costruzione dell’anello sotterraneo procede
sul lato nord mentre per intervenire a sud e ad est gli esperti
si vedono costretti a congelare il terreno con l’immissione
di azoto liquido. Ma la situazione precipita: la Torre si
inclina bruscamente e bisogna posizionare altre 270 tonnellate
di piombo a nord, abbandonando il progetto.
Scongiurato
il pericolo, si trova infine la risposta vincente: la “sottoescavazione”,
cioè una sottrazione controllata di terreno che provocando
un cedimento della Torre a nord ne bilanci il lato sud.
Consolidata la muratura nelle zone critiche tramite iniezioni
di apposite malte e l’inserimento di sottili barre di acciaio
inossidabile, dopo aver assicurato il Campanile con la strallatura,
cioè una sorta di “lazo” che in caso di pericolo si stringesse
intorno al suo corpo, nel 1999 si procede alla sottoescavazione:
quarantuno trivelle rimuovono gradualmente 38 metri cubi di
terreno e la Torre recupera quel mezzo grado indipensabile
alla sua stabilità. Piombi, trave anulare, trivelle e strallatura,
esaurito il loro compito, vengono ad uno ad uno smantellati.
Nel 2001 il Campanile
viene riaperto al pubblico ma deve ancora subire il restauro
delle superfici. Ora
è il momento di misurare la temperatura della pietra al variare
delle stagioni, di osservare l’azione dei venti, di controllare
le alterazioni prodotte dall’inquinamento e dalla presenza
di piante e licheni, di analizzare persino il percorso compiuto
dall’acqua piovana all’interno dell’edificio. Per ordinare,
aggiornare, e confrontare i dati raccolti in anni di studi,
la Scuola Normale Superiore di Pisa, grazie al contributo
della Comunità Europea, progetta un apposito sistema informatico,
Akira, che con l’uso delle più avanzate tecnologie, permette
di mappare l’intera Torre pietra per pietra, degrado per degrado.
L’intervento
sulle superfici, avviato nel luglio 2000 sotto la guida dell’Istituto
Centrale per il Restauro, si prevede terminerà nel 2006. Per
lasciare agibile la Torre è stato ideato un innovativo ponteggio
che, senza toccare i marmi, scorre come un ascensore esterno
e permette di intervenire su un solo ordine alla volta, concedendo
allo sguardo del turista incuriosito il monumento e il suo
restauro.
Lucia Capitani
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