TEATRO VERDI IL PROGETTO
La scelta
del progettista non fu semplice. Furono contattati gli
architetti Telemaco Buonajuti, Giuseppe Cappellini,
Mariano Falcini e Andrea Scala, mentre Vincenzo Micheli
si propose autonomamente. Il 7 luglio 1864, viene
indetto un concorso per merito al quale, a seguito delle
trattative per l'onorario, sono designati solo lo Scala,
il Micheli e il Falcini la cui designazione viene però
revocata il 19 luglio.
disegno dello Scala con particolari delle fondazioni |
Nella
seconda metà di settembre giungono i due progetti
che vengono esaminati da una commissione di cui fa
parte anche l'ingegnere comunale Pietro Bellini. Al
termine del suo lavoro la commissione, pur dando
preferenza al Micheli, ritenne entrambi i progetti
insoddisfacenti. Il 6 novembre gli architetti furono
invitati a ripresentare i progetti con le modifiche
chieste dalla commissione. I nuovi elaborati
giunsero il 20 gennaio 1865. Da notare che lo Scala
polemizzò su questa decisione tanto da
inviare, insieme al nuovo progetto, anche il primo
che lui riteneva più interessante dal punto di vista
architettonico. In base ad una nuova revisione dei
progetti, il 26 febbraio 1865 l'Assemblea generale
degli azionisti nomina Andrea Scala architetto del
teatro approvando il suo secondo progetto. |
Il 26 aprile
1865 hanno inizio le operazioni di palificazione del
terreno che finiranno nel dicembre. Furono utilizzati
3621 pali di pino a sostegno delle fondamenta. La
costruzione avanza velocemente e nel febbraio del 1866
l'edificio è già alla cornice superiore. Nel luglio
dello stesso anno viene ultimata la copertura. Lo Scala
viene
esonerato e i lavori di completamento interni
affidati all'architetto Giuseppe Giardi mentre il
Simonelli stesso progetta la cupola autoportante che
sovrasta la platea. Vengono affidati tutti i lavori di
ornamento interno a maestranze pisane. Il 17 ottobre
1866 Annibale Gatti presenta il bozzetto del Trionfo
d'Amore, l'affresco per il soffitto della sala da ballo.
L'incarico di dipingere il "comodino", cioè il sipario
utilizzato durante i cambi di atto, gli viene affidato
il 2 agosto 1867. Il grande sipario raffigurante Goldoni
che legge alla colonia Alfea fu dipinto sul palcoscenico
del teatro dei Ravvivati. Il Regio Teatro Nuovo fu
inaugurato la sera del 12 novembre 1867 con l'opera
Guglielmo Tell di Rossini.
LA POLEMICA DELLO
SCALA
Lo Scala respinse duramente
le critiche rivolte al suo primo progetto, ribattendo
punto per punto alla commissione, accusandola
addirittura di non essere stata in grado di leggere
adeguatamente i disegni. I motivi principali di
contrasto erano dati dal muro della platea e dai
corridoi dei palchi. La sala della platea era stata
progettata in modo che ciascun ordine di palchi fosse in
ritiro di circa 10 cm. rispetto a quello sottostante,
assumendo così un andamento "a gradoni" riecheggiante
l'anfiteatro classico. Erano stati inoltre eliminati i
corridoi del secondo e quarto ordine, sostituiti da
ballatoi poggianti (tramite colonne) sul primo e terzo
ordine. La commissione ritenne che i palchi degli ultimi
ordini divenissero così troppo piccoli e che i ballatoi,
troppo stretti, fossero inadeguati in caso di pericolo.
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disegno dello Scala con sezione del
palcoscenico |
Lo Scala ribattè con i
calcoli: i palchi del quinto ordine risultavano di soli
20 cm. più piccoli dei palchi della Pergola mentre i
ballatoi (ognuno dei quali serviva solo sei palchi)
erano di 15 cm. più stretti dei corridoi del teatro
fiorentino. Il secondo progetto (elaborato secondo le
indicazioni dei revisori) era accompagnato da una
lettera in cui l'architetto accusava la commissione di
volere "un teatro del tutto simile a quelli di usuale
costruzione eliminando qualunque concetto di sensibile
miglioramento"
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I primi
attriti tra lo Scala e il Simonelli - e quindi la
società - nascono già nel luglio 1865. La società
infatti vorrebbe avere in mano il progetto
complessivo che l'architetto tarda ad inviare. Lo
Scala non si presenta neanche per controllare la
curva della platea che viene tracciata dal Simonelli.
In una riunione del 28 marzo 1866 il Simonelli
dichiara di non aver ancora ricevuto i progetti
definitivi. Il 28 marzo il provveditore scrive
all'architetto ammettendo alcuni errori nella
distribuzione dei locali e lo invita a scrivere una
relazione (come lui stesso avrebbe fatto) perché non
venga accusato erroneamente. |
disegni in calce ad una lettera dello Scala
riguardanti il sistema delle scale
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In tutta risposta lo
Scala si presenta al Consiglio direttivo del 3
luglio lamentando di aver riscontrato alcuni errori
al piano terreno. Ne nasce un alterco con Simonelli.
Il risultato fu che, quella stessa sera, lo Scala
venne esonerato dall'incarico. Non conosciamo i
reali motivi di quanto accadde. Dalla lettura del
carteggio emerge una certa tendenza dello Scala a
risolvere i problemi a distanza, attraverso lettere,
appunti, schizzi, disegni. Atteggiamento che
irritava la società e il Simonelli. L'ipotesi più
plausibile è che l'architetto fosse impegnato in
altri progetti. In una lettera del 30 aprile 1866
(due mesi prima della rottura) egli stesso
dichiarava al Simonelli di aver appena completato i
disegni per il Teatro delle Logge del Grano |
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