martedì 12 novembre
2002 Tratto dal quotidiano Iltirreno. LE ULTIME SCOPERTE
SUL BATTISTERO:
Un bellissimo libro di Annarosa Garzelli, edito
da Pacini
(r. p.)
PISA. Non un libro di storia dell'arte, ma un
testo di storia pisana vista attraverso l'arte,
o meglio, attraverso una delle preziose gemme
modellate dalla mano dell'uomo all'interno del
magico recinto della piazza dei Miracoli.
Il soggetto dell'ultimo studio di Annarosa
Garzelli è infatti: «Il fonte del Battistero di
Pisa: cavalli, arieti e grifi alle soglie di
Nicola Pisano», adesso pubblicato in un
pregevole volume dato alle stampe dalla Casa
Editrice Pacini di Pisa.
Già il titolo introduce in quello che è lo
spirito del libro: capire e ricostruire il
contesto all'interno del quale è maturata la
nascita di questa opera d'arte, realizzata nel
1246 e pervenuta pressoché integra fino ai
nostri giorni.
L'autore fu Guido da Como, così come ricorda
l'iscrizione dorata che orna il bordo marmoreo
nella parte interna della vasca.
L'autrice la definisce «una delle più importanti
iscrizioni dell'arte del Duecento» e ne offre
una nuova e più approfondita lettura,
considerando significati e implicazioni fino ad
oggi trascurate dai critici.
La studiosa propone infatti una «lettura» del
manufatto pisano in rapporto agli altri fonti
poligonali intarsiati attestati (come quello del
Battistero di Firenze, poi smembrato nel 1577
dal Buontalenti) o ancora esistenti in Toscana
per giungere a una conclusione tutta nuova, ad
esempio, sulla funzione dei pozzetti (a Pisa
sono ben quattro) spesso posti lungo il
perimetro delle vasche.
Nel formulare la sua ipotesi la studiosa si
appella anche a Dante che nell'Inferno parla dei
battezzatori, cioè delle anfore nelle quali era
contenuta l'acqua lustrale.
Alcuni studiosi avevano pensato che le stesse
fossero posizionate dentro a dei fori esistenti
sul pavimento del Battistero o sopra dei
supporti collocati al centro della vasca.
Annarosa Garzelli formula invece l'ipotesi che
le stesse anfore venissero alloggiate proprio
nei pozzetti. Una conclusione, questa,
suffragata anche dal fatto che le analisi sulle
pareti e il fondo dei pozzetti hanno escluso che
l'acqua vi potesse essere versata direttamente:
nel susseguirsi di secolari svolgimenti di riti
battesimali si sarebbero dovute trovare tracce
di incrostazioni calcaree che invece non sono
emerse.
Il grande formato del volume (136 pagine, 19
euro) permette inoltre di apprezzare al meglio
l'ampio apparato iconografico che accompagna il
testo.
Le grandi fotografie, a colori e in bianco e
nero, costituiscono infatti un percorso di
lettura autonomo e indipendente, che consente al
lettore di apprezzare i minimi dettagli e ogni
particolare dell'opera d'arte.
|