Nel Diciottesimo secolo si giungeva a Villa Roncioni a cavallo o in portantina attraverso la Via Regia Postale che collega Pisa con Lucca, oppure vi si poteva comodamente giungere salpando con una gondola dal Porto alle Gondole, siutato in Pisa, nel quartiere di San Francesco, scendere allo scalo che serviva anche la vicina Villa Poschi e da lì, salendo su di una portantina attraverso un viale alberato giungere fino ai grandi leoni accucciati, simili a sfingi egiziane, che precedevano il cancello di ingresso al parco, all'incrocio con la Via Regia Postale.
Quando nel Settecento architetti e pittori misero mano alla cinquecentesca Villa di famiglia, per ampliarla e renderla il più possibile fastosa, era chiara nelle loro mente l'intenzione di rinnovare in quell'edificio i fasti delle ville imperiali romane. La Villa, sorta sul sito di una fattoria romana, divenuta poi Sala foritifcata in epoca longobarda, e nel medioevo possesso della stirpe dei Da Ripafratta (dei quali i Roncioni nel Quattrocento divennero unici eredi), doveva da quel momento servire non solo come centrale di controllo delle risorse dei possessi della famiglia, ma diventare anche "casa di delizie" per la villeggiatura, proprio come le ville romane che secoli prima sorgevano sul lungomonte tra Pisa e Lucca.
Il viale che si inoltra verso l'imponente prospetto della villa ha tutta l'imponenza di una via consolare romana. Quando si entra all'interno ci si trova nel portico colonnato al centro di una villa romana. Le colonne sono qui virtuali, ovvero dipinte con affreschi e per il visitatore si ha la prima rivelazione: propio come nella case romane la prima cosa che si incontrava entrando erano gli dei penati, protettori della casa, così in questo portico, ospitate in nicchie virtuali e altrettanto virtuali, si trovano due statue: Dioniso e la sua sposa Ariadne e nel soffito uno spettacolare trionfo di Venere. Il messaggio è chiaro: la villa è consacrata al culto dell'amore e del vino. La prima porta a destra introduce ad una vera e propia sala triclinare colonnata. E' una sorpresa per chi si pone al centro per osservare gli affreschi: ci troviamo sotto un gazebo colonnato posto in mezzo ad un'isola e intorno si svolgono i festeggiamenti delle nozze di Dioniso e Ariadne. Si tratta dell'isola di Nasso sulla quale per l'appunto Teseo, dopo aver ucciso il Minotauro grazie all'aiuto della sorellastra del mostro, la bella pricnipessa Ariadne , piantò la fanciulla innamorata, mentre questa dormiva, sull'isola di Nasso, da cui il detto "piantare in Nasso" divenuto poi "piantare in Asso". Fauni, sileni, menadi danzano felici per l'amore che ha travolto il Dio e la bella abbandonata mentre costei, già consolata dopo la prima occhiata, delle pene del precedente amore, si trova già sul letto nuziale con un seno scoperto e già si sta liberando dei calzari. Nel soffitto ancora Venere. Da questa sala si passa al salotto di Isabella, ambiente destinato agli intrattenimenti musicali e poetici in cui il virtuosismo dei pittori ha dato il massimo: sembra di trovarsi sotto un padiglione di stoffe, virtuali ovviamente; chi, ingannato a prima vista, carezzasse la superficie per sentire la leggerezza della sete, troverebbe solo la gelida ruvidità di una parete di calce. Segue un'altra sala, piccola, per poter essere facilmente riscaldata. Ricorda lo spazio riservato alle sole donne nella casa greca: il gineceo. Qui si riunivano a cucire le donne di casa e una serie di scene affrescate nelle pareti richiama le Virtù di quelle donne che non si sono volute umiliare e alcune delle quali hanno addirittura preferito la morte alla schiavitù o all'umiliazione della propria dignità femminile: vi troviamo Lucrezia, Cleopatra, le donne Sabine che arrestano la guerra tra i propri fratelli e i propri mariti, Cornelia la madre dei Gracchi con i suoi figli. Da qui si ha accesso a quello che doveva essere il luogo più segreto di questa ala della casa: la sala da bagno, dove gli affreschi fingono una vasca termale romana attorniata da un paesaggio di rocce e di scaturigini d'acque, cascate e torrenti. La vasca è coronata da un leggerissimo velario di seta bianca. nella volta troviamo Diana con l'eroe dai cento occhi Argo, da lei trasformato in pavone: Diana simbolo della castità femminile, Argo simbolo della vigilanza che si deve fare questa castità affinchè nè occhi nè mani maschili possano profanarla al di fuori del sacro vincolo delle nozze. Nella tenda le penne di pavone riprendono questo motivo degli occhi che è ancora richiamato dal gesto che la padrona di casa: Isabella Roncioni fa, di coprire gli occhi del fratellino Francesco, seduto sul bordo della finta vasca, affinchè non veda le vere nudità delle donne che si bagnano nella vera vasca volta posta al centro della sala.
Lasciamo a voi, se vorrete venire a visitare la villa Roncioni il piacere di scoprire altre meraviglie di questa casa di delizie e soprattutto il parco romantico nel quale troviamo la copia dell'abbazia gotica che fu in Inghilterra residenza di Lord Byron e che in Villa Roncioni serviva per far dormire nell'inverno centinaia di bachi da seta racchiusi nei loro bozzoli che a primaversa sarebbero stati filati e tessuti nella vicina filanda per creare sete meravigliose che richieste addirittura in Inghilterra. E ancora, la fonte, presso la quale si incontrano di notte i fantasmi di Ugo Foscolo e della sua amata Isabella. La poderosa Grotta di Bacco con le fontane che buttavano vino in occasione delle feste.
Per informazioni sulla Villa che ospita manifestazioni culturali, convegni e cerimonie potete mettervi in contatto con l'Agenzia per la valorizzazione e lo sviluppo del Monte Pisano del Gruppo Culturale "Ippolito Rosellini".
a cura di Giovanni Ranieri Fascetti
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