L'Associazione "Artwatch" denuncia ritardi,
sprechi e danni: "Nel settembre del 1995 stava per cadere" Esperti contro esperti sulla Torre che pende
PISA - La Torre che pende stava per
cadere, in un lontano "sabato nero" del settembre 1995, quando la sua
inclinazione aumentò di 1,25 centimetri in pochi giorni. La denuncia arriva da
un'associazione internazionale che combatte da anni per la salvaguardia delle opere d'arte
italiane, "Artwatch", che oggi ha vuotato il sacco: colpa dell'incidente di quel
"sabato nero" fu il tentativo di costruire una piattaforma di cemento alla quale
dovevano essere agganciati gli ancoraggi. Perché il Governo non aprì mai aperto
un'inchiesta sulle eventuali responsabilità? Forse perché esiste "il ragionevole
dubbio che i responsabili siano stati tutti confermati e che siano tuttora in
carica?".
Le accuse di "Artwatch" sono gravi e circostanziate: "Dopo otto anni di
lavori che hanno comportato costi diretti per 40 miliardi e a sei mesi dalla scandenza, il
comitato internazionale di esperti è paralizzato dagli accesi contrasti interni e non ha
elaborato un progetto di consolidamento", scrive in una nota. Che prosegue, nel
dettaglio, elencando la lista delle magagne, delle incompetenze e dei guai, vale a dire
tutti gli "interventi provvisori" previsti dal comitato di esperti. A cominciare
dal primo "intervento provvisorio", cioè le mille tonnellate di piombo
sull'anello di fondazione che "sono diventate inamovibili tanto che nessuno propone
più di rimuoverle, hanno alterato profondamente i dati relativi al rapporto
edificio-terreno e rendono meno attendibile la sperimentazione che il comitato si accinge
a compiere".
Poi c'è il secondo "intervento provvisorio", quello della malaugurata
piattaforma di cemento alla quale agganciare gli ancoraggi che rischiò di far crollare la
Torre di Pisa. Infine il terzo "intervento provvisorio", i sostegni di acciaio,
destinati a fallire "perchè lavoreranno di taglio sul corpo della muratura
applicando all'elevato della torre sollecitazioni per le quali esso non era stato
costruito".
L'accusa finale di "Artwatch" è contro "i troppi rinvii decisi dal
comitato: le sottoescavazioni sperimentali saranno effettuate solo all'inizio del 1999, il
previsto convegno scientifico della fine dell'anno si terrà invece in aprile, un rinvio
che "conferma la tendenza del comitato a informare gli studiosi solo a cose decise e
non in corso d'opera, evitando dunque di confrontarsi e di raccogliere pareri". Dal
1990 a oggi non è stato aperto nessun tavolo scientifico sul quale fosse possibile
discutere opinioni esterne alle scelte del comitato, conclude l'accusa di
"Artwatch", "il medesimo comportamento autoritario che era stato adottato
durante i pericolosissimi lavori del 1934-35: allora non c'era il governo Prodi ma il
governo Mussolini".
(9 luglio 1998) |
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