PREOCCUPAZIONE A PISA PER LO STUDIO PRESENTATO DA UN DOCENTE INGLESE

Allarme da Londra: la Torre crolla

"Una tempesta può farla cadere", scrive su una rivista.
"Nessun pericolo", replica Jamiolkowski


Servizio di
Valeria Caldelli

PISA - Ore di preoccupazione a Pisa per la Torre. E' successo ieri pomeriggio, quando da Londra è arrivato il "grido di dolore" del professor John Burland, docente di ingegneria dell'Imperial College londinese e componente del comitato internazionale per la salvaguardia del campanile di Bonanno. "La Torre di Pisa può crollare in ogni momento", avrebbe scritto in un articolo per la rivista scientifica "Ground Engeneering", prontamente ripreso dal tabloid 'Express'. "Un terremoto o una tempesta petrebbero farla cadere, ma il rischio più grosso è che la struttura si disintegri a causa delle tensioni". L'allarme è immediatamente rimbalzato in Italia, dove, però, il coordinatore del comitato, professor Michele Jamiolkowski ha subito tranquillizzato gli animi: "La Torre non si muove da circa due anni e anche l'ultimo terremoto non le ha procurato alcun problema. Quindi non ci sono motivi di allarme". Che succede, dunque? Forse all'interno del comitato ci sono idee diverse sullo stato di salute dell'ammalata più grande, del mondo? «Neanche per sogno - risponde Jamiolkowski - Il fatto è che qualcuno ha travisato completamente le sue parole provocando una grande confusione». Il pericolo di cui parla il professore inglese, comunque, esiste realmente. I marmi del campanile, che i secoli hanno reso fragili e che in alcuni punti, a causa dell'inclinazione, sopportano un peso enorme, potrebbero sbriciolarsi provocando il «collasso» dell'intera struttura, come è successo anni fa alla torre di Pavia. Ed è proprio per questo che il monumento pisano venne chiuso al pubblico nel 1990 ed affidato ad una commissione di esperti. "Da allora ad oggi la situazione è migliorata perchè i piombi hanno bloccato la pendenza e perchè i cavi d'acciaio che abbracciano la Torre tra il primo e il secondo loggiato aiutano le strutture a sorreggere il peso", sostiene Jamiolkowski, il quale ha anche negato che il salvataggio del campanile pisano costi sessanta miliardi, come riferito invece dal tabloid inglese. "Ciò che propone il professor Burland nell'intervista, cioè la sottoescavazione, è noto da tempo ed è in effetti ciò che vogliamo fare. Ma costerà almeno cinque volte meno della cifra riportata". I lavori? Si comincia subito dopo Natale mettendo in sicurezza la Torre con due cavi aerei che la "tireranno" dalla parte opposta a quella della pendenza Poi si passerà al rinforzo strutturale riempendo le cavità che si sono formate nelle strutture. E a primavera via alla sottoescavazione, un metodo che permette di prelevare terreno sotto la Torre, così da poterla addirizzare almeno un po'. L'obiettivo finale è quello di ridurre lo strapiombo, attualmente di cinque metri, di almeno 40 centimetri, pari a centinaia di anni di vita del monumento che, prima delle cure, si inclinava di circa un millimetro all'anno. L'idea di un intervento simile venne 32 anni fa ad un ingegnere romano, il professor Terracina, il quale scrisse la sua proposta su una rivista scientifica. Ma allora nessuno lo ascoltò. Il metodo da lui suggerito venne però usato nel 1990 a Città del Messico per ridurre gli scompensi provocati da una serie di cedimenti del terreno sotto la cattedrale. I risultati furono ottimi, tanto che il comitato di salvaguardia della Torre lo prese in considerazione e, dopo una serie di prove, ha deciso di applicarlo al campanile di Bonanno. La torre di Pisa sarà ancorata a 40 metri di profondità, in modo che resti bloccata al suolo, senza poter più aumentare la sua pendenza. Tutto questo dovrebbe avvenire nel giro di un paio d'anni. Ma la burocrazia per la Torre sembra essere più pericolosa del terremoto e già si profilano una serie di ostacoli. "Secondo la legge dovremmo impegnare 6 miliardi entro il 31 dicembre e spenderli entro il 31 marzo 1998", spiega Jamiolkowski. "Ma siccome questo non sarà possibile, perderemo di nuovo i finanziamenti, senza sapere se e quando potremo riaverli".


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